SUMMER BONSAI FESTIVAL 2014
Lo scorso giugno, a Fai della Paganella, nell’ambito della manifestazione Summer Bonsai Festival organizzato dalla Nippon Bonsai Sakka Kyookaio Europe ho tenuto una lezione teorica e pratica su due stili a me molto cari, il yoseue (boschetto) e ishizuki (Paesaggio su roccia). Sono due stili che rappresentano bene il paesaggio San Sui, tutti e due gli stili vengono definiti bonsai creativo, perchè si tratta di un tipo di bonsai che da largo spazio alla creatività ed è abbastanza facile da realizzare e con tempio relativamente veloci potrà venire esposto.
La mattina ho tenuto la parte teorica
La roccia, si tratta di una pietra Ibigawa (del fiume Ibi), era stata lavorata per venire usata in questo modo. In mezzo alla pietra era stato scavato un laghetto.
In questa posizione la roccia, anche se bella di materiale e colore, appariva un po’ banale.
Guardando la roccia da questo lato dava l’impressione di una grotta, come fronte è interessante ma si perdono molte qualità della texture della pietra.
La superficie della roccia appare troppo liscia e monotona.
Quest’altro fronte è molto interessante, però perdiamo sia il lago che la grotta.
Alla fine decido per questo fronte, una parte del lago viene mantenuto.
La roccia evoca una valletta con delle cascatelle.
Visto il periodo, fine giugno, non molto adatto a lavorare sulle radici delle piante, ho pensato di realizzare un bosco su roccia.
Un bosco misto in prevalenza di latifoglie.
Un bosco non di alta quota ma che evocherà un paesaggio simile a quello in qui vivo.
Decido però di usare solo essenze giapponesi, un bosco di aceri palmati sarà l’elemento principale. Gli altri elementi saranno per di più materiali ricavati da talea, coltivati in vasi piccoli. Sul retro incollo con una colla bi-componente una rete di plastica che mi permetterà di contenere molto terriccio e dei fili metallici per fissare le piante.
Di norma sul lato meno bello della pietra si posizionerà il Keto (terriccio appiccicoso di palude usato per realizzare gli ishizuki)
Questa parte tagliata era in origine la base della roccia.
Per la parte pratica mi sono fatto assistere dalla mia allieva Melanie Walzer
Il keto va miscelato con akadama fine, questo gli permette di avere maggiore elasticità cioè di non screpolarsi poi sotto il sole. Questi tipi di terricci una volta assciugati assorbono con difficoltà l’umidità. Si fissa una prima piantina alla roccia, un chaemacyparis nano giapponese riprodotto da talea.
Un kako sempreverde giapponese, anch’esso da talea.
Melanie mette del filo sui tronchi principali del boschetto di aceri palmati, perché dovranno essere modellati per armonizzarsi alla roccia. Il bosco di aceri era stato già coltivato per diversi anni in vaso basso, perciò il pane radicale è stato manipolato molto poco.
Sul retro della pietra è stato posizionata la maggior parte del terriccio.
Sopra il Keto si applica il muschio che avrà si una funzione estetica, ma anche di contenimento del terriccio che senza di esso alle prime piogge verrebbe lavato via.
La composizione come si può notare fa già un bel effetto, naturalmente negli anni a venire si dovrà lavorare sulla ramificazione fine.
Filmati di: Andrea Zamboni


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