di Nicola Crivelli
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articolo pubblicato su
BONSAItalia ARTE E NATURA n° 75
La legna secca nel mugo
In Giappone, generalmente si evita di fare grossi jin e shari sui pini, a differenza di quello che accade sulle altre conifere giapponesi, tipo shinpaku (juniperus chinensis), tosho (juniperus rigida) e tassi.
Il legno dei pini, nonostante contenga resina, non dura molto nel tempo e sono molto rari i pini giapponesi con jin e shari.
Relativamente più frequente è invece la presenza di sabamichi (tronco cavo).
Nel pino mugo, invece, in natura è molto frequente la presenza di legna secca.
Spesso lunghi shari percorrono per la sua lunghezza, i tronchi dei mughi, che si sviluppano in spirali contorte.
La tipicità del pino mugo è molto diversa da quella del Goyomatsu (pinus pentaphylla), del Kuromatsu (pinus thunbergii) o del akamatsu (pinus densiflora)
Il carattere del Pinus mugo è quindi una pianta dal portamento strisciante o contorto con shari a spirale che percorrono il suo tronco.
Spesso questi shari si trasformano in sabamichi, svuotando il tronco all’interno
Quando si crea un bonsai di pino mugo, perciò, bisogna tenere conto della sua tipicità
Aprile 2008. Il legno del pino mugo, non è resistente come quella dei ginepri. Una sua caratteristica è quella di frammentarsi in piccole sezioni che piano piano si sfogliano, come in questo caso. Questo grosso ten jin si sta piano piano assottigliando in modo naturale. Segue una sequenza di foto riguardante le parti naturali del secco.
Questo è l’apice del ten jin della foto precedente. Anche qui il legno si sta piano piano sfaldando, nonostante i ripetuti trattamenti con il liquido per jin.
Questi jin sono molto delicati e bisogna far molta attenzione a non rovinarli. Praticamente non ho effettuato interventi su questa parte di legno secco, se non in maniera molto soft
Aprile 2008. Questo tratto di legna secca si sta fratturando, a causa delle tensioni provocate dall’ingrossamento della parte viva del tronco.
Piano piano si fessura.
Dicembre 2009. Lentamente questa spaccatura si allarga in modo naturale.
Lavorazione di una parte della legna secca
Questo mugo presentava diverse zone di legna secca naturali e molto interessanti, proprio per la loro naturalezza; su queste zone ho preferito intervenire minimamente.
C’è però una parte della base di questa pianta, su cui è stato necessario lavorare abbastanza drasticamente.
Qui di seguito le foto degli interventi da me adoperati per rendere quella sezione di legna secca armoniosa con il resto dei jin e shari naturali.
06.04.2005
Vediamo ora le lavorazioni che ho effettuato su questa parte di tronco. Questo lato della base del mugo presenta un tratto morto.
Una parte dello shari era già esistente ed era molto naturale. Un grosso fittone, invece è seccato dopo la raccolta della pianta.
Questo tratto di legna secca è perciò poco naturale e necessiterà degli interventi con attrezzi meccanici. Questa prima foto risale al aprile del 2005, quando il mugo entrò nel mio giardino.
Ecco la stessa sezione di tronco dopo 6 mesi, nel settembre del 2005. La parte più soffice del legno, piano piano, è stata rimossa, lasciando in evidenza il legno più duro.
In questa foto del giugno 2007 si vede bene il tratto di radice secca che risulta troppo grosso e pesante. Sulla parte sinistra sono già intervenuto meccanicamente, mentre le cavità sulla destra sono naturali, dovute al naturale deterioramento del legno.
Quel tratto di legna secca è stato per lungo tempo interrato, perciò costantemente fradicio.
Il lavoro effettuato con mezzi elettrici, risulta però poco naturale
Continuo, perciò il lavoro, con la tecnica dello strappo
il lavoro ultimato
Naturalmente è ancora poco naturale
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