Mi azzardo ora a spiegare i singoli termini nell’ambito del bonsai, e in modo più ampio nella cultura Giapponese
SHIN 真
Shin è la realtà, la verità la purezza.
Negli stili bonsai è l’eretto formale Chokkan (e Moyogi).
Tra le essenze vi sono le conifere, in primo il pino, essenza molto maschile. I tipi di vaso sono quelli rettangolari e ben definiti nelle linee.
Nell’allestimento shin è quello più formale classico che rispetta rigidamente le regole e la tradizione.
Shin significa anche il periodo dell’apprendere, nella tradizione Giapponese il ripetere ciecamente gli insegnamenti del Maestro.
GYOU 行
Gyou è l’interpretare, nella calligrafia SHODOU é il semi corsivo, una scrittura più veloce e libera.
Nel bonsai lo stile (Moyogi) Kengai e Han Kengai è una delle sue espressioni, le latifoglie sono gyou, come i vasi ovali e rotondi. In generale gyou è anche un’impostazione più leggera e libera. Gyou è anche il portamento tipicamente femminile delle latifoglie.
Anche lo stile GYOU nell’allestimento del bonsai nel Tokonoma è qualcosa di più libero, meno formale.
Nell’apprendimento è il momento di agire, rielaborare e re-interpretare gli insegnamenti ricevuti. Acquisire un proprio stile personale.
SOU 草
Il kanji Sou vuol dire erba, nel bonsai sono i Kusamono (cose d’erba), i bonsai di erbacee e le erbe di compagnia Shitakusa (erba sotto), ma non solo. Sono anche piante impostate in modo molto libero e naturale. Sono sou le piante da fiore e da frutto e le conifere Bunjin. I vasi sou hanno forme rustiche e molto naturali sia nel colore che nella pasta (ceramica raku)
Anche l’allestimento Sou rappresenta qualcosa di estremamente libero, personale e raffinato.
Nella vita ed apprendimento il periodo Sou è molto vicino allo stato di SATORI (buddha nella tradizione orientale). Una persona, un Maestro in stato Sou è libero da tutte le regole, ogni cosa che fa è giusta.