di Nicola Crivelli
fotografie dell’autore
articolo pubblicato su
BONSAItalia ARTE E NATURA n° 74
Acquistai questo yamadori di pinus mugo nell’agosto del 2003; vi racconterò in questo articolo l’evoluzione di questa pianta.
Il pino mugo assieme all’abete e al larice è una delle conifere più presenti sulle mie montagne.
Ne esistono diverse varietà, alcune hanno portamento eretto altre hanno una crescita contorta e strisciante.
La presenza di legna secca, jin e soprattutto shari, è abbastanza tipica di quest’essenza.
Non essendo il legno del pino molto resistente alle intemperie, i jin si deteriorano velocemente e gli shari si svuotano creando dei tipici sabamichi (tronco cavo)
Prima impostazione
Eseguii la prima impostazione di questo mugo, nell’aprile del 2005, sotto la guida del Maestro Hideo Suzuki, nel terz’ultimo corso della Scuola d’Arte Bonsai. Nell’autunno del 2006 mi diplomai Istruttore.
Lavorai questo mugo dopo due anni dall’acquisto; per non rischiare di perdere la pianta bisogna essere sicuri che si sia ben attecchita, soprattutto con i mughi.
Come la maggior parte degli yamadori (piante raccolte in montagna/Yama), questo mugo presenta sia parti interessanti che difetti.
Gli Yamadori hanno un carattere molto forte; il punto focale di questa pianta è una grossa piega, molto naturale. Questo punto dovrà essere visibile dal fronte.
Un altro elemento caratteristico di questo mugo è il secco, un grosso tenji con uno shari sotto di esso.
Questa zona di secco si è formata dopo la morte di un ramo che probabilmente era l’apice della pianta.
Nel programma della scuola d’arte bonsai, si imparano, nelle prime sessioni, tutti gli stili.
Questi stili sono visti nell’ottica giapponese, uno studiare la natura nelle sue forme idealizzate.
Imparati questi stili, si passa con i corsi superiori dedicati agli istruttori, ad una visione più personale, più interpretativa degli stili, sempre tenendo conto della naturalezza e la tipicità dell’essenza.
Questo mugo, fatto in uno di questi miei ultimi corsi, anche se realizzato sotto l’attenta guida del Maestro, rappresenta certamente una visione più personale ed interpretativa dello stile bonsai.
Non si tratta certo di un classico moyogi.
1-7-2003
Ecco il pino mugo, come si presentava al momento dell’acquisto nel luglio del 2003. La cosa che subito mi aveva colpito era questo ramo con un interessante movimento
07.04.2005
Aprile del 2005. In questi due anni, il pino mugo è stato coltivato in funzione della sua lavorazione, accorciando le crescite lunghe e cercando di equilibrarne il vigore.
Da questo lato si vede la zona di legno secco e l’interessante movimento del tronco
Questo è il fronte migliore
Questa piega del tronco è il punto più interessante
Si procede eliminando quello che non serve
Si decide di fare una pianta compatta, perciò questo ramo, anche se con un bel movimento, viene eliminato
Dopo aver tolto il grosso ramo
Si lavora il moncone a jin
Anche il lungo ramo sulla sinistra viene prima accorciato
poi eliminato
Anche questo ramo viene eliminato ed lavorato a jin
Il jin deve essere piccolo
Il jin è abbozzato. Avendo eliminato i rami che crescevano in quel punto, si accentua il movimento interessante del tronco.
Inizio a lavorare sul lungo ramo dal movimento interessante.
Siccome dovrà essere compattato, il ramo è stato fasciato con un nastro di stoffa.
Il lungo ramo è stato avvolto con il filo di rame.
Un ramo sul retro è stato usato per creare i palchi posteriori.
Anche l’apice verrà piegato e abbassato
Con l’uso di una leva si abbassa l’apice
Ecco fatto
Mi accingo ad impostare l’apice
Il mugo quasi ultimato
Lato destro
Lato sinistro
Il fronte
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