Shinpaku snello
Questo ginepro è un materiale molto interessante con diversi anni di coltivazione, perciò bisognerà tener conto del lavoro svolto fin ora dal suo proprietario.
Il primo progetto (Progetto Shakan 1) cerca di mantenere tutta la ramificazione esistente. Questa pianta ha già una struttura valida e con la giusta coltivazione in pochi anni si potrebbe arrivare a sviluppare questo progetto. Ho aumentato lo shari in basso, creando due vene linfatiche ben separate. Bisognerebbe creare delle masse ben distinte e spaziate tra di loro. Il primo ramo è forse un po’ basso, il suo peso visivo potrebbe compromettere l’equilibrio della pianta. Nello stile Shakan, inclinato, si cerca di mettere la vegetazione sul lato opposto della direzione, per dare più stabilità alla pianta.
Eliminando il primo ramo la pianta diventa più equilibrata e leggera. Si può trasformare il primo ramo in un interessante jin che diventerà il punto focale della pianta. (Progetto Shakan 2)
Con un tronco di questo spessore la chioma risulta essere comunque un po’ eccessiva, proviamo ad alleggerirla.
Progetto Shakan 3
La chioma è stata alleggerita anche se ora da un effetto “fungo” che a me non piace molto. Bisogna cercare di abbassare e allungare il ramo di destra.
Progetto bunjin 1
Il ginepro non è l’essenza ideale per farne un bunjin classico
L’essenza ideale per fare un bunjin classico è il pino.
Il pino rosso (akamatsu) è l’essenza più usata in Giappone per fare dei bunjn, il pino silvestre in Europa è una buona alternativa.
Un bunjin classico dovrebbe avere un tronco più sottile di questo ginepro, e non dovrebbe avere legna secca.
Ciò nonostante esistono anche bunjin di shinpaku molto interessanti.
La vegetazione deve essere alleggerita molto, i jin devono diventare molto piccoli.
Progetto bunjin 2
Mantenendo lo stesso fronte, che dalle foto sembra essere il migliore, ho cercato di ridurre l’inclinazione verso sinistra cercando di portare l’apice più centrale.
Nello Shinpaku, (juniperus chinensis), una cosa importantissima è la legna secca. Anche se in un bunjin classico non ci dovrebbe essere legna secca, in un bunjin di shinpaku è indispensabile che ci sia.
Ho pensato perciò di aumentare la drammaticità eliminando una vena linfatica. Bisognerà lavorare la parte morta in maniera che assomigli il più possibile alla legna secca naturale dei ginepri che si trovano in natura.
Si dovrà assottigliare la parte centrale dello shari, rendendolo piatto e sottile come una lamina.
Si potrà facilmente continuare lo shari fino all’apice.
Nello stile bunjin, la vegetazione deve rimanere un po’ disordinata, meglio evitare i palchi troppo definiti e regolari.
I vuoti e i pieni sono molto importanti nello stile a bunjin, in questo progetto la direzione verrà accentuata dallo spazio vuoto a sinistra e non dal primo ramo.
Il tipico vaso usato per i bunjin è di forma tonda e bassa e irregolare, in giapponese si chiamano Nanban, ed erano in origine dei coperchi di ceramica che servivano a coprire i recipienti per l’acqua.
Di questi possibili progetti quelli che mi piacciono di più sono il secondo e l’ultimo. Il primo progetto è più conservativo, l’ultimo è più essenziale.
A voi la scelta .
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